La Regione ne ha autorizzato la vendita gratuita per scopi terapeutici, eppure nelle farmacie e negli ospedali del Fvg i medicinali a base di cannabinoidi rimangono irreperibili.
La cannabis terapeutica in Friuli Venezia Giulia è un miraggio. Da tre mesi i medicinali a base di cannabinoidi naturali sono irreperibili nelle farmacie private e ospedaliere, con conseguenze rilevanti sul tenore di vita degli ammalati che ne fanno uso per alleviare i sintomi di spasticità della sclerosi multipla e di varie malattie neurodegenerative, oltre che nei trattamenti chemioterapici e nella terapia del dolore.
La difficoltà di approvvigionamento emerge da un’indagine svolta da un quotidiano friulano su una quindicina di farmacie triestine, ma la situazione è identica a Gorizia e in Friuli, e, si potrebbe ben dire, nel resto d’Italia, come sottolineato recentemente da Leonardo Fiorentini sulle pagine di Fuoriluogo.it.
Fiorentini, difatti, ha precisato nel suo articolo (CLICCA QUI) che la difficoltà di reperimento è dovuta anche all’indisponibilità della FM2 italiana, prodotta in una prima tranche in soli 47 kg, del tutto insufficienti rispetto al fabbisogno nazionale.
A poco è servita la legge regionale che nel 2016 ha definitivamente chiarito le modalità di prescrizione e stabilito anche la possibilità di accesso gratuito, incassando il plauso di ammalati e operatori sanitari. Nulla può una norma, se il medicinale continua a essere irreperibile sul mercato.
A Trieste solo tre farmacie private sono organizzate per la gestione burocratica e la preparazione del prodotto. I pazienti che ricorrono alla cannabis terapeutica (assunta per lo più sotto forma di capsule o estratti preparati dai farmacisti) non sono comunque nel numero di migliaia e dunque il numero di esercizi sarebbe più che sufficiente, se solo si riuscisse a rendere disponibili i cannabinoidi. Eppure,parlare di “penuria” suona perfino beffarda se si pensa che in tutto il Friuli Venezia Giulia nel 2015 se ne sono consumati 900 grammi, per un totale di 218 ricette emesse.
Ora i numeri sono in aumento: le 39 prescrizioni presentate a Trieste nel 2015, ad esempio, sono diventate 53 l’anno successivo e sono 49 (di cui 11 su ricetta rossa gratuita) nei primi sette mesi del 2017. L’anno in corso ha finora registrato un consumo di 187 grammi fra i 27 pazienti che si rivolgono all’Asuits.
Il dottor Saša Krcalic, della farmacia al Redentore, allarga le braccia: «Difficoltà totale. L’ultimo ordine l’ho fatto a marzo. Qualcosa è arrivato a giugno e ora sto aspettando cinque grammi di Bedrocan (denominazione commerciale della cannabis terapeutica più diffusa, ndr) dall’Olanda, che sono insufficienti per una singola prescrizione».
L’esercizio di piazza Cavana ha cominciato nel 2014:
«Allora era paradossalmente più facile – spiega Krcalic – ma nell’ultimo anno sono aumentate le richieste e l’Olanda non ce la fa a soddisfare la domanda dei vari Paesi, mentre lo Stabilimento militare di Firenze, unico centro italiano di coltivazione, produce troppo poco. I pazienti aspettano mesi: la Regione ha reso tutto molto chiaro, ma se manca il farmaco c’è poco da fare».
Stessa storia alla farmacia Neri di piazza Sant’Antonio e alla Picciola di via Oriani. Il proprietario di quest’ultima, Massimiliano Du Ban, spiega che «la preparazione può essere fatta solo da chi ha un laboratorio galenico attrezzato: il Bedrocan è un’infiorescenza che va divisa in milligrammi e inserita in centinaia di bustine per le infusioni».
Per Du Ban, i problemi sono due e fatalmente intrecciati:
«Da una parte la cannabis arriva a singhiozzo e dall’altra il servizio lo offrono in pochi perché le farmacie ci perdono: la cannabis prodotta presso lo Stabilimento di Firenze ci costa 13,4 euro al grammo, cui si somma il lungo lavoro di preparazione, ma lo Stato impone di venderla a 9. È assurdo».
L’andazzo è identico a Udine, dove il vicepresidente dell’Ordine Gabriele Beltrame dice, come già abbiamo anticipato, che «la situazione è uguale in tutta Italia: la cannabis qui non si trova per mesi interi». A Gorizia «le cose non vanno diversamente: mancanza di materia prima e gestione nazionale inadeguata», commenta la presidente dell’Ordine provinciale Anna Olivetti.
Il resto delle farmacie private triestine nemmeno ci pensa a vendere il prodotto. La penuria affligge anche le farmacie ospedaliere, come nel caso dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste. Il direttore del servizio, Paolo Schincariol, dice che «da tre mesi siamo in crisi di fornitura sia dall’Olanda sia da Firenze: finora abbiamo esaudito le richieste ma al momento non possiamo più farlo».
Per il sanitario, «serve aumentare la produzione di Firenze e cominciare la coltivazione decentrata: le imprese interessate facciano richiesta al ministero».
Di cannabis terapeutica e di tutti gli aspetti ad essa connessi parleremo ampiamente nella Conferenza Internazionale del 29 Settembre a Torino, dal titolo: “Terapie Stupefacenti – DIRITTO ALLA SCIENZA E LIBERA DI RICERCA SULLE SOSTANZE STUPEFACENTI E PSICOTROPE”
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