La cannabis? In ospedale

Come la Toscana, anche il Friuli vuole introdurre l’uso terapeutico della droga leggera

La possibilità di ricorrere cannabis come terapia contro il dolore, l’emicrania ed altre patologie, si fa sempre più concreta. Un mese fa la Toscana ha approvato una apposita legge.

LA PROPOSTA – Il Pd alla Regione Friuli Venezia Giulia presto presenterà una bozza in Commissione Sanità. Ne parla Gianpaolo Sarti sul Piccolo di Trieste:

La Toscana, prima regione in Italia, ha aperto la strada approvando una legge un mese fa. Il Friuli Venezia Giulia si stamuovendo con una bozza che il Pd sta definendo in queste settimane e che presto presenterà in Commissione Sanità. Il provvedimento su cui lavora la vicepresidente dell’aula Annamaria Menosso, esponente dei democratici, consentirà di facilitare la diffusione della cannabis cometerapia contro il dolore. Il ventaglio di applicazioni è vasto: si va dalle emicranie a patologie come sla, sclerosi multipla e cancro. La possibilità di utilizzare farmaci con cannabinoidi esiste già ma i tempi burocratici per ottenere il medicinale, spesso dall’estero, sono lunghi. Il Pd, con questa norma, ha preso in contropiede la maggioranza che non ha ancora stabilito una linea. L’Udc chiede di andare con i piedi di piombo, il Pdl aspetta di leggere il documento e, intanto, ribadisce «contrarietà alla droga, in linea generale».

COSA CURARE – La cannabis può rivelarsi utile nella lotta ad una vasta gamma di malattie. Le leggi nazionali non impediscono la prescrizione di farmaci a base di marijuana, ma diverse norme rendono l’iter complesso. Continua Sarti sul Piccolo:

La gamma di malattie per cui è possibile la somministrazione della cannabis è vasta. Ecco alcune: nausea e vomito post-chemioterapia, cefalea a grappolo, emicrania, neuropatia sensoriale nell’Aids, dolore da cancro, sla, sclerosi multipla, insonnia, morbo di Parkinson e di Alzheimer, glaucoma, asma, disordine bipolare, disturbo da stress post-traumatico, depressione, ansia, dipendenza da alcool e sostanze stupefacenti. Le leggi nazionali consentono di prescrivere farmaci a base di marijuana ma le procedure per riceverli sono complesse o, meglio, “aggravate”. È lo Stato che attiva, controlla e autorizza la distribuzione a fronte delle richieste da parte dei singoli ospedali. «I problemi – come hanno ricordato nelle loro osservazioni inviate al Consiglio l’Associazione Cannabis Terapeutica, Pazienti Impazienti Cannabis e Luca Coscioni – dipendono in gran parte dalle molteplici norme che rendono l’iter farraginoso. Al momento – hanno reso noto – è tecnicamente impossibile utilizzare il farmaco estero su un paziente ricoverato, dati i tempi di attesa che superano i 2 mesi. Mentre è possibile per il medico usare una preparazione galenica fornitagli dalla propria farmacia, intemporeale in caso di urgenza».

“QUESTIONE DI UMANITA’” – La cannabis – sottolineano i promotori – può essere utilizzata in particolar modo per alleviare la sofferenza dei pazienti che si trovano in fase terminale, per aiutarli ad avere un fine vita decoroso. Non si tratta, insomma, di liberalizzare una droga:

L’idea di predisporre una norma per il Fvg è nata durante le audizioni dedicate alla legge sulle cure palliative, recentemente approvata dal Consiglio, ma impugnata dal governo su aspetti di natura finanziaria. «Le associazioni ci avevano segnalato l’urgenza di una legge per reperire questi farmaci con maggiore facilità», spiega Annamaria Menosso. «Stiamo parlando di situazioni molto delicate, perché talvolta i pazienti che ne hanno bisogno si trovano in fase terminale. Si tratta di aiutare queste persone a fare una vita il più possibile decorosa. È una questione di umanità». La legge individua in Friuli Venezia Giulia una o più strutture centrali che avranno il compito di reperire il farmaco, acquistarlo e provvedere a organizzare il sistema di distribuzione, sotto lo stretto controllo medico-ospedaliero. «Non stiamo quindi parlando di canna libera – precisano gli uffici – bensì di un modo per semplificare le procedure».

GLI OPPOSITORI – Centristi e Pdl non hanno ancora preso una decisione precisa sul caso:

Il testo sarà presentato non appena la norma della Toscana avrà superato l’esame del governo, in modo da recepire eventuali ostacoli su cui legiferare. La maggioranza non ha ancora esaminato il provvedimento e non ha definito una posizione precisa sul caso. «In materia di droghe bisogna andare con i piedi di piombo – evidenzia il capogruppo dell’Udc Edoardo Sasco – però prima di giudicare voglio vedere il testo. Comunque su aspetti così delicati mi chiedo fino a che punto la Regione abbia competenze». Anche il Pdl, con il vice-presidente della Commissione Sanità Massimo Blasoni, è cauto: «Qualunque opinione può essere espressa solo dopo averlo visto la norma. In linea generale però la contrarietà alla droga è uno degli elementi di forza del Pdl». Il Consiglio regionale toscano ha votato la prima legge in Italia per facilitare l’uso di farmaci con cannabinoidi. Saranno le strutture sanitarie a ridurre i tempi di attesa. I trattamenti potranno essere continuati anche in sede domiciliare. Sono un centinaio i pazienti, nel Paese, che fanno uso legalizzato di cannabis. Esistono tuttavia migliaia di malati che devono ricorrere al mercato nero o all’autoproduzione.